I teli pacciamanti Harpo Verdepensile

La realizzazione di una nuova aiuola ornamentale presenta delle notevoli criticità legate al rischio di invasione da parte di specie infestanti e ruderali. Il rischio è massimo nel primo anno e va riducendosi mentre le specie di nuovo impianto si accrescono, chiudono gli spazi vuoti ed aumentano la loro competitività.

La lotta alle infestanti viene comunemente condotta ricorrendo alla copertura artificiale del terreno nudo con materiali aventi la funzione di oscurare il suolo ed inibire il germogliamento e la crescita di infestanti. Tale tecnica prende il nome di pacciamatura.

I pacciamanti che si sono maggiormente affermati sono i tessuti in materiali plastici, facili da posare, resistenti e capaci di un intenso effetto oscurante. Gli stessi, però, hanno anche molti difetti: ostacolano l’infiltrazione dell’acqua ed hanno un forte impatto sia estetico che ecologico, soprattutto quando l’invecchiamento causa una degradazione meccanica e chimica, con lacerazioni, sfilacciamento e inquinamento diffuso da plastiche e microplastiche.

Va inoltre osservato che il potere oscurante di un pacciamante è un parametro importante ma talvolta sopravvalutato poiché può bastare un singolo “raggio” di luce a bassa intensità per avviare la germinazione di molte specie. Infatti, il semplice ombreggiamento non sembra un criterio particolarmente affidabile per riconoscere un ecosistema disturbato da colonizzare. I semi tendono invece a combinare informazioni sulla quantità di luce con quelle sulla qualità della luce perché l’eventuale vegetazione sovrastante non fa solo ombra ma modifica lo spettro della radiazione solare. Tipicamente, se un seme di infestante capta una luce impoverita nelle lunghezze d’onda del rosso (650 – 700 nm) rispetto a quelle del rosso lontano (>700 nm), riconosce di trovarsi sotto una fitta coltre vegetale, ed evita di germinare.

La conoscenza di questi meccanismi potrebbe guidare lo sviluppo di una nuova generazione di teli pacciamanti. Biotep di Harpo già si muove in questa direzione, abbinando un controllo sulla quantità e sulla qualità della luce ad una elevata permeabilità all’acqua. Il materiale risulta infine certificato biodegradabile e compostabile